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🌀 Fallibilità della Matrice di Rischio nel Nuovo Scenario dell’Insurance Risk Management

Dalla semplicità del modello alla complessità del mondo.

La matrice di rischio – quell’elegante griglia che incrocia probabilità e gravità e colora i rischi di verde, giallo o rosso – è da decenni un pilastro del risk management.

È nata negli anni ’50 nel mondo militare e aerospaziale, poi adottata dall’industria, dalla sicurezza sul lavoro e infine dalle norme ISO.

Intuitiva, visiva, democratica: ha insegnato a generazioni di tecnici a pensare in termini di frequenza e impatto.

Ma oggi, nel contesto interconnesso e fragile delle catene globali, quella matrice mostra tutti i suoi limiti.

Non perché sia sbagliata in sé, ma perché non è più sufficiente a rappresentare il reale profilo di rischio di un sistema produttivo e assicurativo sempre più esposto a eventi improbabili ma devastanti.

Il limite del “giallo-verde”: quando l’improbabile diventa sistemico.

La logica classica assegna un peso simile a probabilità e gravità: un evento raro, anche se potenzialmente catastrofico, viene spesso classificato come “medio” o “basso”.

Ma basta scorrere la cronaca recente – terremoti, alluvioni, blackout delle filiere, cyber-attacchi – per capire che l’improbabile è ormai la nuova normalità.

In questa logica, la matrice tradizionale rischia di indurre comportamenti di sottovalutazione e di non trasferimento assicurativo proprio dei rischi che possono portare al default una PMI.

Un errore sistemico, non solo tecnico: etico e culturale, perché riguarda la percezione collettiva della vulnerabilità.

Verso una matrice di rischio assicurabile.

L’Insurance Risk Management (IRM) chiede una matrice propria, che ponga al centro la gravità economica e non la probabilità.

In questo modello rinnovato:

Colore-Gravità del rischio-Azione raccomandata

🟩 Verde Bassa: Autoassicurazione o gestione interna

🟨 Giallo Media: Copertura consigliata

🟥 Rosso Alta: Copertura obbligatoria

⬛ NeroAlta + Alta probabilità Prevenzione / Elusione.

La filosofia cambia: non più “quanto è probabile che accada”, ma “quanto posso permettermi che accada”.

È un cambio di paradigma che restituisce centralità al consulente del rischio, al professionista che accompagna l’impresa nella continuità e nella resilienza.

La lezione degli eventi estremiIl terremoto in Emilia del 2012, l’alluvione del 2023, le recenti calamità del 2024: in tutti questi casi, meno del 10% dei danni era coperto da assicurazione.

Una cifra che parla da sé e racconta l’urgenza di un nuovo approccio culturale.

  1. Un’azienda ben assicurata è un’azienda più solida.
  2. E un territorio di imprese solide è un territorio più sostenibile.🌍


La doppia materialità secondo la CSRD applicata al Risk Management assicurativo.

La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) invita le imprese a leggere i rischi in doppia prospettiva:


  1. Inside–Out: l’impatto dell’impresa sull’ambiente, la società e l’economia;


  1. Outside–In: l’impatto dei fattori esterni (clima, mercati, governance, eventi catastrofali) sull’impresa stessa.


Ecco una sintesi applicata al contesto IRM

👇Tematica Impatto sull’impresa (Outside–In)Impatto dell’impresa (Inside–Out)

Rilevanza CSRD

Azioni e Opportunità

Eventi climatici estremi.

Perdite patrimoniali, interruzione attività, aumento premi assicurativi.

Aumento impronta ambientale se non si adottano strategie di mitigazione Alta

Piani di resilienza, assicurazioni catastrofali, efficientamento energetico.

Fragilità della supply chain

Default del fornitore, ritardi, reputational risk.

Sfruttamento risorse, impatti sociali nelle filiere.

Audit fornitori, diversificazione, contratti ESG-linked.

Inadeguatezza delle coperture assicurative.

Perdita finanziaria, continuità operativa compromessa.

Effetto sistemico su comunità locali e occupazione.


Revisione IRM, mappatura rischi assicurabili, consulenza specializzata.

Digitalizzazione e Cyber risk.

Perdita dati, blocco processi, sanzioni GDPR.

Impatti su fiducia, privacy e diritti digitali.

Coperture cyber, formazione, policy etiche sull’A.I.

Governance del rischio.

Scarsa integrazione ESG nei processi decisionali.

Limitato impegno verso stakeholder e trasparenza.

Reporting integrato, formazione management, cultura del rischio

Conclusione: oltre la matrice, verso la consapevolezza.

La matrice tradizionale è stata un buon maestro.

Ma oggi serve un nuovo strumento, che non si limiti a misurare la probabilità del rischio, bensì la sua sostenibilità nel tempo.

Un’azienda che riconosce i propri rischi e li governa — assicurandosi in modo coerente, comunicando in modo trasparente, integrando criteri ESG — non è solo più sicura: è più credibile, più competitiva, più viva.

“Non possiamo evitare le tempeste, ma possiamo imparare a costruire case che resistano al vento.”

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