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Nel cuore delle trasformazioni epocali che stanno ridefinendo il nostro tempo, l’ingegnere si riscopre non solo costruttore di opere, ma anche artefice del cambiamento sostenibile.

È una responsabilità che non nasce da mode passeggere, ma da una profonda riflessione etica, normativamente sancita nel Codice Deontologico degli Ingegneri Italiani, revisionato a giugno 2023.

In particolare, l’articolo 19.2 segna un passaggio cruciale, quasi una pietra miliare nel cammino dell’ingegneria contemporanea:

“L’ingegnere, nell’ambito della propria attività professionale, si impegna a rispettare il principio ‘Do No Significant Harm’ (DNSH), garantendo che le proprie soluzioni non arrechino danni significativi all’ambiente, alla salute umana o al patrimonio culturale e sociale.”

Dal rischio alla visione strategica: la nuova bussola dell’ingegnere.

Tradizionalmente, l’ingegnere è stato educato alla logica del risk management, a prevenire, mitigare, contenere.

Ma oggi siamo chiamati ad andare oltre. Il DNSH non è solo una clausola da adempiere: è una chiave interpretativa per leggere il presente e progettare il futuro.

Attraverso questa lente, il professionista tecnico non agisce più solo per ridurre l’impatto negativo delle proprie decisioni. Al contrario, egli si trasforma in promotore attivo di una progettualità rigenerativa, dove ogni azione è orientata a creare valore condiviso e duraturo, secondo i criteri ESG – Environmental, Social, Governance.

L’equipollenza che crea valore: tra etica e strategia ESG.

Nel mio lavoro quotidiano, a fianco delle professioni tecniche, mi è sempre più chiaro quanto sia fondamentale riconoscere l’equipollenza tra il rispetto del principio DNSH e l’adozione di strategie ESG.

Due dimensioni che si richiamano e si rafforzano a vicenda: la prima garantisce la conformità etica e normativa, la seconda consente di trasformare l’obbligo in opportunità, proiettando l’ingegnere verso nuovi scenari competitivi e sostenibili.

Non è un caso che l’ingegnere sia oggi al centro della catena del valore ESG, un nodo strategico che collega le esigenze del territorio, le sfide climatiche, l’innovazione tecnologica e le aspettative dei portatori di interesse.

È un ruolo attivo, trasversale, integrato, dove la conoscenza tecnica diventa strumento di leadership sostenibile.Un nuovo umanesimo tecnicoLa sostenibilità non è (più) una scelta opzionale, né un capitolo a parte nei capitolati.

È la struttura portante della progettualità moderna. Come ingegneri, dobbiamo imparare a pensare in modo sistemico, anticipando gli impatti, dialogando con discipline diverse, ascoltando i territori.

Oggi più che mai, l’ingegnere deve saper coniugare etica e impatto, concretezza e visione, innovazione e prudenza.

È un nuovo umanesimo tecnico che si sta affermando, e noi – professionisti del rischio e della sostenibilità – abbiamo il dovere e il privilegio di esserne parte attiva.

Conclusione: agire oggi per costruire il domani.

Rafforzare il principio DNSH come fondamento dell’agire ingegneristico significa riconoscere la dignità trasformativa della nostra professione. Significa accettare la sfida di integrare pienamente i fattori ESG nei modelli decisionali e operativi. Ma soprattutto, significa contribuire a costruire una società più giusta, resiliente e lungimirante.

Perché l’ingegnere del futuro non sarà solo colui che “progetta” opere. Sarà colui che plasma orizzonti sostenibili.

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